Il problema però prima di chiedersi se oggi in Italia c’è democrazia ci dovremmo chiedere se c’è una vera “cultura della democrazia” e dell’amore.
Tempo fa ho scritto su girodivite.it questa (altra) riflessione sull’argomento, che le dava anche il titolo:
http://www.girodivite.it/NON-SONO-ANDATO-A-VOTARE.html
L’altro giorno parlavo con il mio carissimo Mauro Orlando (e sì, Mercurzio - per interderci - il mio angelo, anche sè, sempre più spesso, mi lascia incustodito), di questo argomento e lui mi ricordava che nella vecchia Atene (lui è filosofo overe) era praticata la "democrazia degli individui partecipata" (non rappresentativa).
In pratica - mi spiegava - che quando bisognava decidere qualcosa, tutti i cittadini erano convocati in assemblea e potevano prendere la parola, esprimere opinioni, e votare. Addirittura i Cittadini venivano pagati per questa funzione civica (prendevano un gettone di presenza) e, ciò, per evitare discriminazioni tra chi ricco poteva permettersi quel giorno di non lavorare, a differenza di chi povero non avrebbe potuto scegliere di partecipare.
Ci sono due bellissimi libri che vi consiglio di leggere in proposito: "Individualismo democratico, Emerson, Dewey e la cultura politica americana" e "Lo scettro senza potere" di Nadia Urbinati.
Entrambi questi libri ci ricordano di come al principio del nuovo millennio si assiste, per fortuna dico, ad un energico ritorno dell’individualismo democratico, al concetto di non delega, di partecipazione diretta. Per costruire Comunità di Transito.
Qui qualcuno mi potrebbe evidenziare l’eccezione negativa ma, nella sostanza dobbiamo pensare in maniera diversa all’individuo e all’esercizio dei diritti di cittadinanza o meglio, per il semplice fatto che esiste come essere umano, e quindi dentore di diritti inalienabili uno di questi è certamente il diritto di partecipazione.
Per questo, testimoniare, rendersi partecipi e protagonisti del cambiamento, è possibile senza nessuna più critica a questo o quel partito, ma semplicemente attuando i diritti individuali di eisitere e di essere cittadino del mondo.
Cresciuta nell’America dell’Ottocento grazie a personalità come Emerson, Whitman e Thoreau, quando la democrazia non era ancora una realtà acquisita, questa idea si impose ben presto come alternativa al razionalismo e all’utilitarismo e diede i suoi frutti con il pragmatismo di Dewey.
Per la sua forte tensione etica si distinse dalla tradizione liberale, dalla quale ebbe origine.
Per la sua attenzione al valore della dimensione privata della vita individuale si distaccò dalla tradizione repubblicana, della quale la nuova nazione americana era imbevuta.
La sua idea fondamentale è che lo stato costituzionale sia il punto di partenza grazie al quale il sistema politico e la società civile possono svolgere un opera positiva di stimolo dell’individualità.
In questo senso, la democrazia supera l’atteggiamento negativo verso la politica proprio del liberalismo, giacché propone a ciascuno di prendere parte, a suo modo e con responsabilità, alla costruzione di una prospettiva di miglioramento per se e per gli altri, attraverso le leggi, la cultura, la partecipazione politica e il giudizio pubblico.
La fragilità della democrazia, che è anche il suo fascino e la sua forza recondita, sta in questa dimensione più che politica, nell’avere non altro fondamento se non la credenza e la pratica di vita di ciascuno. Il concetto di non delega, amorevole.
In poche parole oggi vale più la testinonianza personale, individuale del essere "se" (scrivo "se" senza accento perchè non la considero una affermazione ma è.. un "se.. nell’andare verso" ) come singoli individui nella consapevolezza dell’essere soli, ma insieme agli altri.
Lo stesso amore per la democrazia come l’amore è messo in discussione ogni giorno.
Il governo dice: "Va’ e uccidi per amore del tuo paese". È amore questo?
La religione dice: "Dimentica il sesso per amore di Dio". E’ amore questo? L’ amore è desiderio?
L’amore per la maggior parte di noi è - desiderio e piacere - il piacere che è derivato dai sensi, dalla attrazione sessuale e dalla soddisfazione. Sia ben chiaro, non sono certamente contrario al sesso, (al contrario spero di fare sesso selvaggio tutti i giorni...e amore infinito). Ma il sesso in se non è amore. Come la democrazia non è democrazia senza amore vero.
Qui faccio un parallelismo tra "Amore & Democrazia" perchè credo che abbiano molte cose in comune.
Quello che il sesso ci dà momentaneamente in amore è il totale abbandono di noi stessi, poi finiamo per ritornate alla nostra confusione e così ripetiamo e ripetiamo quegli stati di ansia e preoccupazioni per passare poi a quello stato in cui ci abbandoniamo e non c’è preoccupazione, problema.
L’appartenere a un altro, l’essere psicologicamente nutrito da un altro, dipendere da un altro - rischia in tutto ciò che deve esserci sempre ansietà, paura, gelosia, colpa, e finché c’è paura non c’è amore; una mente oppressa dal dolore non saprà mai cos’è l’amore; il sentimentalismo e l’emotività non hanno assolutamente niente a che fare con l’amore. E così l’amore non ha niente a che fare con il piacere e il desiderio. La stessa democrazia si comporta come l’amore.
Non sappiamo come raggiungere l’amore è così, non sappiamo come raggiungere e realizzare la democrazia oggi. Fateci caso dove manca l’amore manca anche la democrazia.
Questa straordinarie dimensione di relazione umana sempre più spesso non riusciamo a metterla in pratica ed a realizzarla. E, allora cosa facciamo?
Se non sappiamo che fare, non facciamo niente, non è vero? Assolutamente niente?
Allora intimamente siamo nel più completo silenzio.
Vuol dire che non cerchiamo non vogliamo, non andiamo a caccia più di niente o di qualcosa; non c’è assolutamente un centro un luogo dove realizzare una relazione.
Allora c’è amore!
La stessa democrazia è un’atto d’amore verso noi stessi e gli altri e quindi rischia nè di essere amata nè di essere tollerata. Diventa sospetto di critica e di sorveglianza. Non possiede nessuna più certezza, da diventare indispensabile agli altri ed a noi stessi. Allora che facciamo? La tradiamo, non andiamo neppure a votare (come me) o peggio rischiamo di diventare tutti dei piccoli dittatori. Critichiamo tutto e tutti e.....
Ci adattiamo così a chi ha fallito in amore, utilizzando il tradimento. Per la democrazia. E, ci chiediamo ma, questo non è amore ma questa non è democrazia?
Anche qui la solitudine viene in aiuto!
Non viviamo più in assenza dell’altro ma in presenza di noi stessi del "se". Di noi come testimoni assoluti del possibile cambiamento, con distacco.
E, come nell’amore, ritroviamo la vera democrazia, quella degli individui liberati che tutti immaginiamo possiamo essere "se"...e solo andando verso "se stessi" ..potranno praticare così i sogni!
Come? Basta solo immaginare e come nei sogni la realtà cambia.