venerdì 25 settembre 2009

LA BIBLIOTECA DELL'ANIMA FA BENE ALLA SALUTE


Carissimo Nanos,
un interessante articolo uscito su "Repubblica" di oggi (ndr 24/09/2009), che secondo me ha molto a che fare con la Biblioteca dell'Anima. Si occupa del potere terapeutico del ricordo, basandosi su alcune ricerche che stanno facendo sugli anziani, ma il discorso secondo me si può allargare alle persone di tutte le età. Pagina 55, titolo "Nostalgia. Se ricordare il passato regala un futuro di salute".


Spero che tu riesca ad avere l'articolo e a segnalarlo sul tuo blog: tra l'altro la giornalista, Sara Ficocelli, citando il ricercatore e docente di psicologia sociale Alex Haslam, scrive che "ricordare il passato fa bene alla salute e aiuta a combattere demenza senile e infarto molto più di integratori e farmaci".

Viene citata una ricerca della Exeter University, nle Devon, che "riabilita il ricordo come strumento di cura, specie se condiviso".

Poi, più avanti, citando i risultati di una ricerca effettuata in Australia su un gruppo di ospiti di una casa di riposo: "Il deterioramento del cervello non può essere arrestato, ma vengono recuperate capacità dimenticate. Gli effetti benefici si verificano però solo quando i ricordi vengono raccontati in gruppo. Senza socialità, del resto, a cosa serve la memoria?".

Viene citato anche il prof. Antonio Loiacono, presidente della Società italiana di psicologia (SIPS), che, nel libro "La sala degli specchi", scrive tra l'altro: "La condivisione di un ricordo ha un potere terapeutico enorme. La memoria emotiva rappresenta la nostra identità e ci rende, a seconda dei casi, più o meno forti".

L'articolo si conclude citando Ludwig Feuerbach che "diceva che l'uomo è quel che mangia e noi ci nutriamo di ricordi, siamo fatti di memoria. È questo, a quanto pare, l'ingrediente fondamentale della nostra sopravvivenza".

(Anche in Memorie di Adriano - Marguerite Yourcenar, fa chiedere all’Imperatore Adriano se siamo quello che mangiamo ….. e … "Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti...". Con questa poesia scritta realmente dall'Imperatore Adriano in punto di morte si chiude questo bellissimo romanzo che - in forma epistolare - ricostruisce in prima persona la vita intera di uno dei più illuminati reggenti dell'Impero Romano. (Appunto di Nanos)

(Continua la lettera di Daniela) Insomma, ricordare e condividere per stare bene. Secondo me dovresti pensare, quando hai tempo, a come trasformare la Biblioteca dell'Anima in un progetto che secondo me starebbe benissimo nel programma dell'Università Popolare dell'Irpinia, un progetto che si potrebbe anche proporre a qualche amministrazione "illuminata" (tipo quella di Flumeri?): una sorta di banca della memoria per collegare in maniera profonda le diverse generazioni. Che ne dici?

Tra l'altro il tutto, sempre secondo me, ha molto a che fare anche con il progetto e le tecniche su cui sta lavorando Sidney con il suo processo di riconoscimento e tu con le fiabe che curano del tuo Clown Dottore e... Oddio, ma allora e proprio vero che è tutto connesso!!!

Un abbraccio
Daniela Da Milano

Qui l’articolo di Sara Ficocelli da LA REPUBBLICA
http://altrimondi.gazzetta.it/2009/09/nostalgia-se-ricordare-il-pass.html

“Gli uomini non sono solo se stessi; essi sono anche l’ambiente in cui sono nati, il focolare della città o della fattoria dove hanno imparato a fare i primi passi, i giochi che hanno rallegrato la loro infanzia , i racconti delle anziani donne che hanno ascoltato , il cibo che hanno mangiato, le scuole che hanno frequentato, gli sport che hanno praticato, i poeti che hanno letto, il Dio che hanno adorato.”
(W. Somerset Maugham , “La Lama Del Rasoio”)

lunedì 21 settembre 2009

ATTENTI AL SUINO!

INFLUENZA SUINA SAPEVATE CHE?:
http://www.youtube.com/watch?v=hcKmFlPpKzA

FEBBRE SUINA VIRUS CREATO IN LABORATORIO

http://www.youtube.com/watch?v=1Q7p4hF9Aq0


ATTENTI AL SUINO:

http://www.youtube.com/watch?v=gRcro08qFZE


aNCHE SE LI HANNO VIETATI : ABBRACCI LIBERI NANOS

PERCHE' LA NOSTRA E' UN'ECONOMIA VIOLENTA

Mettere in discussione, da profani, il sistema economico vigente significa innanzitutto comprendere dove ci ha portati.

1. L'economia attuale è altamente violenta nei confronti dell'ambiente: inquina e sforna rifiuti, distrugge la biodiversità, è dissipativa, consuma le risorse comuni senza tener conto del loro ciclo naturale e ignora l'imperativo di lasciare tali risorse anche alle generazioni future.

2. è violenta verso i popoli del Sud del mondo: in larga parte non tiene in considerazione i più elementari diritti umani, come il diritto al cibo, all'acqua, all'istruzione, al lavoro in condizioni dignitose, alla giusta ricompensa per il lavoro svolto, alla possibilità di esprimere dissenso.

3. è alienante e spesso patogena verso le persone che nel ricco occidente con la loro adesione acritica a tale modello economico alimentano l'ingranaggio stritolante dello sviluppo senza limiti in un mondo finito. Pena l'esclusione sociale e la perdita di ruolo.

L'economia attuale è violenta dunque anche in casa nostra, in termini di cronica mancanza di tempo, di insoddisfazione diffusa, di degenerazione dei rapporti, di nevrosi quotidiane, di psicosi e di sociopatie che si esprimono con varie modalità, e sempre con una mortifera mancanza di senso.

Le tendenze drogastiche di una società che non accetta il limite si scontano inoltre con l'incalzare di generazioni che fanno delle droghe il loro spavaldo, onnipotente vessillo.

Figli, anche i nostri, di un'economia violenta.

A livello macro, la globalizzazione dei mercati vede sempre di più l'intreccio di interessi economici che coinvolgono multinazionali, governi delle maggiori potenze, poteri locali legati ai paesi in via di sviluppo, Borse, Banca mondiale e Banche locali, organizzazioni per il commercio; il risultato è un groviglio di cui noi siamo i fili inconsapevoli, con piani discussi sopra le nostre teste, lucidamente costruiti a tavolino o paralleli ai summit delle grandi promesse e dei grandi impegni. I protagonisti sanno, proclamandolo come faceva Bush o semplicemente agendolo, come i governi della buona e vecchia Europa, che non si farà nulla che danneggi la propria economia.

In Italia, ad esempio, non stiamo tanto a sottilizzare se questa o quella banca rientrano nel commercio di armi, visto che la nostra democratica repubblica ospita e sovvenziona, direttamente o indirettamente, fabbriche di armi per guerre vicine e lontane, attuali o future. Non ci scandalizziamo neppure se alcune tra le più importanti imprese italiane aprono società offshore nei paesi “a fiscalità vantaggiosa”, o appaltano a società che a loro volta utilizzano manodopera a basso costo, con nessuna garanzia di dignità per gli ultimi anelli della catena.

L'importante è che cresca il PIL.

L'Europa continua ad abbassare il livello di guardia contro gli OGM e contro l'uso di prodotti chimici in agricoltura. Per far crescere il PIL non si esita a creare condizioni sempre più sfavorevoli all'uomo e all'ambiente. In Italia da varie parti si invoca l'aumento delle ore di lavoro settimanali. Se cresce il PIL si può sopportare anche lo sfacelo dei rapporti. Anzi, in qualche modo questo alimenta il business disagio-malattia-prevenzione-terapia.

Ivan Illich, parlando dei professionisti della salute (ivi compresi gli psicologi, ndr) ben evidenziava tale fenomeno, chiamandolo iatrogenesi sociale, che “insorge allorché la burocrazia medica crea cattiva salute aumentando lo stress, moltiplicando rapporti di dipendenza che rendono inabili, generando nuovi bisogni dolorosi, abbassando i livelli di sopportazione del disagio o del dolore, riducendo il margine di tolleranza che si usa concedere all'individuo che soffre (...) o quando il soffrire, il piangere e il guarire al di fuori del ruolo di paziente sono classificati come una forma di devianza” (I. Illich, Nemesi medica. L'espropiazione della salute, Boroli ed., pag. 48).

Iatrogenesi, ossessione per la crescita, alienazione, ingiustizia a livello sociale, conflitti intra e inter comunità fomentano un circolo vizioso, e molti si chiedono se sia ancora possibile costruire un'altra economia. “La misura in cui saremo in grado di affrontare l'era della globalizzazione (e forse la possibilità stessa di saperla affrontare) dipenderà da come risponderemo eticamente all'idea che noi viviamo in unico mondo. Per le nazioni ricche non assumere un punto di vista etico globale è stato a lungo seriamente sbagliato dal punto di vista morale. Ora è anche, nel lungo termine, un pericolo per la loro sicurezza” (P. Singer, One world, cit., p.169).

(Da CarmelaLongo, Per un'economia solidale, Asclepiadi del terzo millennio, 2008)

INVENTORI DI MALATTIA

L'altro giorno a Napoli hanno fermato gli autobus per paura di infezione da virus da suino. Ci volevano le disinfestazioni. Dopo l'11 settembre la paura è al Governo del Mondo.

INVENTORI DI MALATTIA è una trasmissione di RAI TRE - C'era Una Volta da non perdere:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2d46eae7-7cab-4a04-a354-be9b1e43ef3f.html

Prescrivo ABBRACCI LIBERI per tutti.

Clown Dottore Nanosecondo

mercoledì 9 settembre 2009

COSTELLAZIONI FAMILIARI

Seminario di Costellazioni Familiari
tenuto dalla dott.ssa Cinzia Bracaloni
Massa di Faicchio (BN)
il 26 e 27 settembre

E' NECESSARIO INVIARE UNA RICHIESTA DI PRENOTAZIONE A:
carmela.longo-pace@poste.it
entro il 15 settembre.

Chi fosse realmente interessato a partecipare lo faccia sapere al più presto.
Non essendoci la possibilità di dare un acconto, ci affidiamo al senso di responsabilità di ognuno rispetto all'impegno che si assume, essendoci costi fissi per l'affitto della sala, che comunque andranno pagati dall'organizzazione nel caso un certo numero di persone non si presenti all'ultimo momento. Si accetteranno un massimo di 18 partecipanti e un minimo di 14.

Si avverte che se entro il 15 settembre non venisse raggiunto un numero congruo di partecipanti, vi informeremo tempestivamente, in quanto non potrà tenersi il seminario esperenziale.

Vi ringrazio e vi saluto tutti alla maniera dei clown, con baci e grattatine di schiena!

Ripetiamo per prenotarsi e ricevere ulteriori informazioni
contattate direttamente:
Clown Caramella
al secolo Carmela Longo
carmela.longo-pace@poste.it

martedì 18 agosto 2009

COMUNITA' AMOREVOLE & DEMOCRAZIA

Ormai sono alcuni anni che non considero più democratiche queste elezioni, anzi le consideravo e le considero, ancora oggi, pericolose per la democrazia stessa, e senza amore. Molte democrazie nel mondo sono in "ristrutturazione". La stessa crisi che stiamo attraversando va considerata positiva.


Il problema però prima di chiedersi se oggi in Italia c’è democrazia ci dovremmo chiedere se c’è una vera “cultura della democrazia” e dell’amore.

Tempo fa ho scritto su girodivite.it questa (altra) riflessione sull’argomento, che le dava anche il titolo:
http://www.girodivite.it/NON-SONO-ANDATO-A-VOTARE.html

L’altro giorno parlavo con il mio carissimo Mauro Orlando (e sì, Mercurzio - per interderci - il mio angelo, anche sè, sempre più spesso, mi lascia incustodito), di questo argomento e lui mi ricordava che nella vecchia Atene (lui è filosofo overe) era praticata la "democrazia degli individui partecipata" (non rappresentativa).

In pratica - mi spiegava - che quando bisognava decidere qualcosa, tutti i cittadini erano convocati in assemblea e potevano prendere la parola, esprimere opinioni, e votare. Addirittura i Cittadini venivano pagati per questa funzione civica (prendevano un gettone di presenza) e, ciò, per evitare discriminazioni tra chi ricco poteva permettersi quel giorno di non lavorare, a differenza di chi povero non avrebbe potuto scegliere di partecipare.

Ci sono due bellissimi libri che vi consiglio di leggere in proposito: "Individualismo democratico, Emerson, Dewey e la cultura politica americana" e "Lo scettro senza potere" di Nadia Urbinati.

Entrambi questi libri ci ricordano di come al principio del nuovo millennio si assiste, per fortuna dico, ad un energico ritorno dell’individualismo democratico, al concetto di non delega, di partecipazione diretta. Per costruire Comunità di Transito.
Qui qualcuno mi potrebbe evidenziare l’eccezione negativa ma, nella sostanza dobbiamo pensare in maniera diversa all’individuo e all’esercizio dei diritti di cittadinanza o meglio, per il semplice fatto che esiste come essere umano, e quindi dentore di diritti inalienabili uno di questi è certamente il diritto di partecipazione.

Per questo, testimoniare, rendersi partecipi e protagonisti del cambiamento, è possibile senza nessuna più critica a questo o quel partito, ma semplicemente attuando i diritti individuali di eisitere e di essere cittadino del mondo.

Cresciuta nell’America dell’Ottocento grazie a personalità come Emerson, Whitman e Thoreau, quando la democrazia non era ancora una realtà acquisita, questa idea si impose ben presto come alternativa al razionalismo e all’utilitarismo e diede i suoi frutti con il pragmatismo di Dewey.

Per la sua forte tensione etica si distinse dalla tradizione liberale, dalla quale ebbe origine.

Per la sua attenzione al valore della dimensione privata della vita individuale si distaccò dalla tradizione repubblicana, della quale la nuova nazione americana era imbevuta.

La sua idea fondamentale è che lo stato costituzionale sia il punto di partenza grazie al quale il sistema politico e la società civile possono svolgere un opera positiva di stimolo dell’individualità.

In questo senso, la democrazia supera l’atteggiamento negativo verso la politica proprio del liberalismo, giacché propone a ciascuno di prendere parte, a suo modo e con responsabilità, alla costruzione di una prospettiva di miglioramento per se e per gli altri, attraverso le leggi, la cultura, la partecipazione politica e il giudizio pubblico.

La fragilità della democrazia, che è anche il suo fascino e la sua forza recondita, sta in questa dimensione più che politica, nell’avere non altro fondamento se non la credenza e la pratica di vita di ciascuno. Il concetto di non delega, amorevole.

In poche parole oggi vale più la testinonianza personale, individuale del essere "se" (scrivo "se" senza accento perchè non la considero una affermazione ma è.. un "se.. nell’andare verso" ) come singoli individui nella consapevolezza dell’essere soli, ma insieme agli altri.

Lo stesso amore per la democrazia come l’amore è messo in discussione ogni giorno.
Il governo dice: "Va’ e uccidi per amore del tuo paese". È amore questo?

La religione dice: "Dimentica il sesso per amore di Dio". E’ amore questo? L’ amore è desiderio?

L’amore per la maggior parte di noi è - desiderio e piacere - il piacere che è derivato dai sensi, dalla attrazione sessuale e dalla soddisfazione. Sia ben chiaro, non sono certamente contrario al sesso, (al contrario spero di fare sesso selvaggio tutti i giorni...e amore infinito). Ma il sesso in se non è amore. Come la democrazia non è democrazia senza amore vero.

Qui faccio un parallelismo tra "Amore & Democrazia" perchè credo che abbiano molte cose in comune.

Quello che il sesso ci dà momentaneamente in amore è il totale abbandono di noi stessi, poi finiamo per ritornate alla nostra confusione e così ripetiamo e ripetiamo quegli stati di ansia e preoccupazioni per passare poi a quello stato in cui ci abbandoniamo e non c’è preoccupazione, problema.

L’appartenere a un altro, l’essere psicologicamente nutrito da un altro, dipendere da un altro - rischia in tutto ciò che deve esserci sempre ansietà, paura, gelosia, colpa, e finché c’è paura non c’è amore; una mente oppressa dal dolore non saprà mai cos’è l’amore; il sentimentalismo e l’emotività non hanno assolutamente niente a che fare con l’amore. E così l’amore non ha niente a che fare con il piacere e il desiderio. La stessa democrazia si comporta come l’amore.

Non sappiamo come raggiungere l’amore è così, non sappiamo come raggiungere e realizzare la democrazia oggi. Fateci caso dove manca l’amore manca anche la democrazia.

Questa straordinarie dimensione di relazione umana sempre più spesso non riusciamo a metterla in pratica ed a realizzarla. E, allora cosa facciamo?

Se non sappiamo che fare, non facciamo niente, non è vero? Assolutamente niente?

Allora intimamente siamo nel più completo silenzio.

Vuol dire che non cerchiamo non vogliamo, non andiamo a caccia più di niente o di qualcosa; non c’è assolutamente un centro un luogo dove realizzare una relazione.

Allora c’è amore!

La stessa democrazia è un’atto d’amore verso noi stessi e gli altri e quindi rischia nè di essere amata nè di essere tollerata. Diventa sospetto di critica e di sorveglianza. Non possiede nessuna più certezza, da diventare indispensabile agli altri ed a noi stessi. Allora che facciamo? La tradiamo, non andiamo neppure a votare (come me) o peggio rischiamo di diventare tutti dei piccoli dittatori. Critichiamo tutto e tutti e.....

Ci adattiamo così a chi ha fallito in amore, utilizzando il tradimento. Per la democrazia. E, ci chiediamo ma, questo non è amore ma questa non è democrazia?

Anche qui la solitudine viene in aiuto!

Non viviamo più in assenza dell’altro ma in presenza di noi stessi del "se". Di noi come testimoni assoluti del possibile cambiamento, con distacco.
E, come nell’amore, ritroviamo la vera democrazia, quella degli individui liberati che tutti immaginiamo possiamo essere "se"...e solo andando verso "se stessi" ..potranno praticare così i sogni!

Come? Basta solo immaginare e come nei sogni la realtà cambia.

Nanosecondo

UNIVERSITA' POPOLARE dell'IRPINIA

UNIVERSITA’ POPOLARE dell’IRPINIA
http://upirpinia.blogattivo.com/

Grazie alla tenacia di pochi uomini e donne: il Dottor Michele Ciasullo, la D.ssa Linda Iurato, il Professore Antonio Morgante e tanti altri come me, spero sempre in compagnia del mio angelo custode Mercurzio (il Professore Mauro Orlando di Desenzano sul Garda nativo di Grottaminarda) si è costituita da pochi giorni, l'Università Popolare Dell'Irpinia.

Si concretizza così il mio sogno costruire una scuola ops....scusate...una"facoltà" di Clown Dottori.

Clown "Dottore" Nanosecondo


"L'Università Popolare Dell'Irpinia nasce con l'obiettivo di rimettere al centro il pensiero.

Un pensiero collettivo forte e utile.

Tenteremo di creare un ambiente di osservazione ,di studio,di ricerca e di approfondimento per capire il ruolo possibile della "Terra di Mezzo" nel 3^ millennio.

Proveremo a creare un clima liberante ed antiaccademico dove possa esprimersi la spontanea creatività di chiunque,ma anche un metodo di lavoro rigoroso,che sia garanzia di qualità dei risultati.


E' il metodo che da la credibilità ,e sul metodo saremo intransigenti!

Il primo Anno Accademico inizierà ad ottobre .Presenteremo il programma definitivo il 22 .Agosto a Caposele. Sono previsti vari appuntamenti di cui vi daremo notizia su questo Blog. Sono già pronti progetti ed attività che vi racconteremo nei prossimi giorni.

Il tema generale sara "Il RUOLO POSSIBILE DELLA TERRA DI MEZZO NEL 3° MILLENNIO.


Da questo tema principale ,si svilupperanno le varie piste di dibattito che si concretizzeranno in dieci seminari-uno al mese da ottobre 2009 a luglio 2010.


Servono dieci domande. ogni domanda diventerà un titolo e genererà un seminario/ una giornata di lavoro intensa e produttiva.


Ogni seminario diventerà un quaderno multimediale.


Entro luglio 2010 ,al compimento del primo anno di vita,l'Università Popolare metterà a disposizione dell'Irpinia,10 quaderni che possono rappresentare una piattaforma culturale per lo sviluppo.


Le domande che genereranno i seminari dovranno essere PERTINENTI, RILEVANTI, CHIARE.


In genere si fanno domande retoriche, di cui si conosce già la risposta, che hanno più una funzione dichiarativa che di ricerca.


Le domande utili sono invece quelle che costringono a cercare una risposta. Il primo gioco a cui giochiamo è quello delle domande
utili, pertinenti, rilevanti, chiare...il gioco è aperto a tutti..

...vi chiediamo solo lealtà ed onestà intellettuale.

Si comincia!...chi vuole partecipare?...


Tratto da:
http://upirpinia.blogattivo.com/Primo-blog-b1/Sapere-Aude-b1-p3.htm

mercoledì 29 luglio 2009

IL VIAGGIO POETICO DI UN ATOMO DI CARBONIO

Il carbonio è il mattone fondamentale della vita, e qui di seguito si descrive una parte del suo viaggio senza fine, adattata da una racconto di Primo Levi “La storia di un atomo di carbonio” (dal libro “Il sistema periodico”).


Se hai mai pensato che tu esista disconnesso dal Pianeta, questo racconto dovrebbe riportarti ad una visione più reale, poiché il tuo corpo contiene circa 700,000,000,000,000,000,000,000,000 atomi di carbonio che rappresentano il 10% del tuo peso, ognuno dei quali ha già danzato innumerevoli volte non diverse da quella che stai per leggere...


“il nostro atomo di carbonio ha atteso per centinaia di milioni di anni, legato a tre atomi di ossigeno ed uno di calcio, sotto forma di roccia calcarea non troppo lontano dalla superficie terrestre. Ad un certo punto il colpo di un piccone lo scopre e lo spedisce al suo destino verso la fornace per la calce, portandolo nel mondo delle cose che cambiano. Viene bruciato ed ancora aggrappato ai suoi compagni di viaggio, gli atomi di ossigeno, viene emesso dalla ciminiera e prende la via dell'aria. La sua esistenza, una volta immobile, ora è divenuta tumultuosa. Viene catturato dal vento, portato giù verso la terra e poi innalzato dieci chilometri in alto.


Respirato da un falco e disceso nei suoi ripidi polmoni, non è stato assorbito nel suo ricco sangue ricco ed è stato espulso. Si è sciolto per tre volte nell'acqua del mare, una nell'acqua della cascata di un torrente e di nuovo espulso. Ha viaggiato sospinto dal vento per otto anni: ora in alto, ora in basso, sul mare e tra le nuvole, sulle foreste, i deserti, le distese senza limite dei ghiacci; poi una volta catturato, ha dato inizio alla sua avventura nel mondo organico. L'atomo del quale stiamo parlando è stato portato dal vento lungo un filare di viti. Ha avuto il fortunato destino di sfiorare una foglia, di penetrare al suo interno e di essere qui fissato da un raggio di sole.

Ora il nostro atomo è parte di una molecola di glucosio. Viaggia dalla foglia al ramo e da qui scende verso i grappoli quasi maturi. Ciò che accade in seguito è la scienza degli enologi. E' il destino del vino di esser bevuto e chi lo beve conserva la molecola nel fegato per una settimana, ben nascosta e tranquilla, come riserva di energia per una fatica improvvisa; una fatica che viene affrontata la domenica successiva, per inseguire un cavallo in fuga. L'atomo viene preso dal flusso sanguigno dritto verso una minuscola fibra muscolare della coscia... e più tardi, come anidride carbonica, viene espirato di nuovo nell'aria.

Una volta ancora il vento, che questa volta soffia lontano, si spinge oltre gli Appennini, l'Adriatico, la Grecia, l'Egeo, Cipro, fin sino in Libano. E la danza si rinnova. L'atomo ora penetra e rimane intrappolato all'interno di un venerabile tronco di cedro, uno degli ultimi. Potrebbe rimanervi per cinque secoli, ma permettetici di immaginare che vent'anni dopo un tarlo lo abbia mangiato. Il tarlo ha poi generato una larva che in primavera si è trasformato in una farfalla che si asciuga ora sotto il sole, confusa ed abbagliata dallo splendore del giorno. Il nostro atomo è in uno delle migliaia di occhi dell'insetto che quando morirà, cadrà a terra, sotterrato nel sottobosco. Qui sono all'opera gli omnipresenti, instancabili ed invisibili microrganismi dell'humus. La farfalla viene lentamente decomposta e l'atomo ancora una volta prende il volo.

Torna all'aria... ed ecco si ferma sulla superficie dell'oceano per poi affondare lentamente. Un coccolitoforo che si trova a passare di lì se ne appropria per costruire il suo guscio di carbonato di calcio incredibilmente delicato. Ben presto anche esso muore e scivola sul fondo dell'oceano, dove si unisce ai milioni di miliardi dei suoi simili ognuno con i propri atomi di carbonio.

Nel corso delle ere geologiche, il movimento tettonico delle zolle porta questo sedimento, trasformatosi in roccia calcarea, alla superficie terrestre, esponendo questo atomo alla complessa danza della vita”
Ora guardati la mano, una cicatrice od un'unghia. Considerala non tanto come una mano, ma come il luogo ove si son fermati per un pò innumerevoli atomi di carbonio. Un luogo ove stanno avendo una tregua assai breve prima di continuare in quell'immenso viaggio che comprende le profondità dell'oceano, i cieli più alti, i dinosauri prima di te e le forme di vita che non abbiamo mai immaginato che verranno dopo di noi.

Ti senti connesso adesso?

giovedì 23 luglio 2009

Il cerchio de "La fiaba della nostra vita"

Sono quattro anni che insieme a Sidney Journò portiamo in giro per l’Italia il Cerchio, il Council, “la biblioteca dell’anima”, insomma gli “Appuntamenti Fuori Rotta”.

L’esperienza è partita molti anni fa dall’incontro con Manitonquant ed il suo bellissimo libro “Ritorno alla Creazione”. Da li molti sono stati i cerchi che abbiamo realizzato e che vivono ognuno una propria storia. E, cosi l’anno scorso con alcuni di questi amici ed amiche sparse nel globo abbiamo realizzato anche una comunità “IL Cerchio, comunità libertaria per sognatori pratici”
http://sognatoripratici.blogspot.com/ .

In particolare mi voglio qui soffermare su un tema che spesso propongo nei cerchi ed è quello di trasformare un momento negativo della propria vita in fiaba. Credo che tutti sanno la differenza tra una favola ed una fiaba quest’ultima a differenza della prima è priva di giudizi e di morali ed è sempre a lieto fine.

E’ evidente che qui non posso riportare nessun testo di fiabe che in tutti questi anni mi hanno raccontato i partecipanti ai cerchi. E, quando un amico scrittore mi chiese di regalargli un libro gli risposi che i miei sono libri che si possono solo custodire nella “Biblioteca dell’Anima” e che se fosse venuto anche lui una volta al council mi avrebbe regalato il suo ed io il mio..

Una volta con Sidney in Svizzera facemmo un council sul tema “la fiaba della nostra vita” fu bellissimo ed per certi versi terapeutico per alcuni. La fiaba che cura?Certamente si.La fiaba è un tipo di narrativa originaria della tradizione popolare. Nella stessa storia dei Nativi d'America si parla di council "delle storie che curano".

La fiaba è caratterizzata da componimenti brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come fate, orchi, giganti e così via. Ida Magli (antropologa) nel bellissimo libro (purtroppo non più in ristampa) "Onorate il Grande Spirito" ci fa leggere fiabe fantastiche che loro si raccontavano intorno al fuoco.

E, dove il tempo presente passato e futuro bisogna consideralo "agente" (nel momento presente).L’antropologia è scienza dei popoli, e ci ha insegnato anche come le culture (le false credenze, le emozioni negative: attaccamento, invidia, odio, ecc) possono “influenzare lo stato di salute”. L'ambiente quindi non solo fisico ma anche emozionale.

L'epigenetica oggi ci conferma come è attraverso la rescrizione delle nostre "false credenze" possiamo trasformare la chimica del nostro corpo. In proposito potete leggere "La Biologia delle Credenze" di Bruce Lipton o "Chimica delle Emozioni" di Candace Pert. La nostra visione del mondo è la nostra capacità di scoprirci essere umani sani.

Leggendo questo bellissimo libro sulle fiabe dei Nativi d'America ho compreso meglio anche perché Walt Disney non poteva che nascere solo in America, in ragione proprio del quanto, dietro alla sua tradizione di cartoni animati, ci sia la tradizione delle storie “fantastiche” degli Indiani d’America . Certo un po’ consumata e piegata, come ci ha confermato la stessa Ida Maglia, attraverso la metamorfosi dei suoi animali, molto più vicini all’uomo, spogliando, gli animali, della loro “neutralità-istintiva” e dandoci in ogni caso la caratteristica che più ci fa ridere: “non imparano mai”! (loro?!)

Questa metafora, per certi versi la ritroviamo anche nella “Fattoria degli Animali” di Orwell, eppure questa, ancora oggi, non ci ha insegnato niente?

Non so quindi quanti di noi, sentendo questi racconti o vedendo i cartoni animati di Walt Disney siano stati capaci, di ridere di se stessi, perché questa caratteristica “del non imparare mai”, dovrebbe essere una “metafora” (pedagogica) sulla quale l’uomo dovrebbe meglio riflettere anche in ragione del fatto che la “scienza è ignorante”.

La stessa malattia è una metafora della nostra vita e quindi essa, molto più vicina all’uomo di quanto si pensi e che al momento, ha perso la sua naturalezza del vivere con gioia e quindi si ammala.E, così coniamo un nuovo motto “chi non si ferma è perduto”. Fermarsi nel cerchio per riprenderci la vita.

Capovolgendo un’altro “paradigma” rappresentato finora dal nostro “chi si ferma è perduto”.

Bel casino un pò incredulo mi incomicio a porre altre domande: non è che c’è la necessità, di prendere spunto proprio dalle culture più antiche (Indiani d’America, Maya, ecc) e dei motivi perchè questi popoli “primitivi” non hanno mai sviluppato le loro “tecnologie” (di morte) pur essendo stati capaci di svilupparle ?

Se pensiamo alle stori fantastiche che circolano su You Tube sull'11 settembre non ci resta che piangere (september a clus..quasta però non è una fiaba ma una bruttissima favola).

Tutto il mistero della scomparsa dei Maya, degli Inca, resta, e se pure questi fossero riusciti a scoprire la macchina del tempo, come la mia moto da Clown, pensate che l’avrebbero fatta conoscere, come ho fatto io, ai loro conquistatori spagnoli che li rincorrevano per ucciderli ?Scienza, Fantascienza o Pseudoscienza e lo stesso tema della metafora che Ida Magli ci svela quando accompagna i lettori a leggere il suo libro.

Certo ci si può ritrovare un pò frastornati quando ci si siede in cerchio e si inzia a raccontare "la fiaba della propria vita" ma vi posso dire che tutto diventa magico nel cerchio. Non solo voi che la raccontate vi renderete conto di come sia benefica ma chi vi siede difronte accoglie la vostra fiaba come la creazione di un campo "morfogentico" dove tutto si materializza.

E, possono giungervi all'orecchio di chi ascolta consigli di come risolvere una certa questione. O, anche che difronte a voi è seduta una persona (altra non quella che in quel momento racconta la fiaba per intenderci ) a noi cara che ci parla: ci interroga, ci consiglia; ci mette alla prova.

La stessa scienza è erede della mitologia greca e latina, che cambia la forma, ma appare uguale, come esperienza, a molti popoli, anche se lontani tra di loro, ma non si fa riconoscere al momento, che la metafora o l’esperienza si compie.

Questo è quello che puo capitare a tutti quando si è seduti in un cerchio del "la fiaba della nostra vita".Qui bisogna rieducarsi però a scrivere le fiabe. Infatti, Ida Magli, ci spiega che: c’è una differenza sostanziale fra i nostri racconti e quelli degli indiani d’America : “E’ il vissuto del Tempo”.Nella sostanza, i miti greci li abbiamo fatti uscire fuori dalla storia dandogli il taglio “mitico-fantastico” perché troppo “incredibili e irrazionali”; nel mentre in questi racconti e storie, si avverte il fatto che: “... il presente... il creduto... l’agente” deve essere compreso con la stessa logica del due più due fa quattro e quindi è vero!Un pò come in questo momento Ida Maglie è uscita dal libro, forse dal libro che è li sul vostro tavolo in cucina, e ci sta spiegando tutte queste cose.Il tempo “c’è o non c’è” ci ha spiegato Ida e non solo, ma ci invita a credere che il futuro e il passato indichino un tempo che non c’è.

Valle a capire ste donne e per giunta antropologa!

Per favore, Ida, ce la spieghi meglio questa cosa? Gli ho chiesto. Lei si è seduta in cucina e mi ha chiesto di farle un bel te che era stanca del viaggio che aveva fatto per venire a casa mia ora mentre vi scrivo sta cosa. E, così riprendendo a leggere il suoi "saggi" appunti mi dice: "A Nanos e me lo chiedi proprio tu?...siamo consapevoli di esistere in un tempo, siamo in grado di distinguere delle fasi: passato, presente, futuro e questa consapevolezza nasce contemporaneamente alla consapevolezza dell’esistenza di ognuno di noi: nel gruppo, insieme al gruppo, ma separato dal gruppo."“Il tempo... per gli Indiani d’America... è ripetizione... non nel senso che potremmo intendere noi però, ma nel senso naturale del termine, come lo scorrere dei giorni e delle stagioni, sempre uguali ed immutabile, e solo con questo equilibrio, di immutabilità che non significa evoluzione dell’uomo, che lo stesso... tempo... si compie e si manifesta nella sua... evoluzione”.

Questa riflessione propostami così magistralmente da Ida, mi ha fatto pensare di trasferirla nel tempo presente da cui siamo venuti e in cui vi torvate adesso che leggete questa mia riflessione. E, per questo sono tornato indietro con la mia moto del tempo ed ho iniziato a fare questi cerchi usando anche di più le metafore per facilitarli.

Per covenzione dirò: Oggi, adesso, anche se lo dico con un senso di comprensione e angoscia per il nostro futuro è lo stesso tempo, che non possiamo più non credere che non sia dipendente, dalle stesse nostre emozioni e da quello che succede oggi alla natura.Lo stesso scorrere del tempo, incide sulle nostre emozioni, perchè ricostruisce vissuti. Lo stesso tempo naturale biologicamente saltato nella produzione forzata dei frutti della terra ha prodotto malattie.

Ora quanti di questi vissuti del tempo in negativo (o in positivo) hanno un rapporto, con il nostro contesto ambientale, della nostra vita: casa, lavoro, strada, città, alimentazione, ambienti naturali di vita in genere ? Con il nostro stato di salute?

In Spagna hanno fatto una ricerca ultimamente sull'accrescimento dei casi di tumori nella popolazione a causa dei fenomeni sociali di disoccupazione.

In Psicologia Biosistemica lo stesso Hamer parla di conflitti biologici su vissuti emozionali e di come questi incidono attraverso emozioni negative sulle patologie e come è oggi possibile costruire gli antidoti alle emozioni negative attraverso un processo di trasformazione dell'emozioni stesse.

Passare dalla logica della paura all'amore incodizionato anche e fondamentalmente verso se stessi, avendo coscienza che il primo atti di guarigione è il perdono. La fiaba?

Ecco oggi abbiamo bisogno di riflettere e quindi fermarci. Fermare la terra e farla rinascere. Fermarci ad aspettarla. Fermare la nostra corsa verso un “futuro migliore”, senza riuscire ancora, assolutamente a comprendere appieno, "come fare".

Per questo c'è bisogno di “fermare il nostro tempo” per riflettere.

Abbiamo perso la capacità di "ascoltare" (noi stessi e la terra, oltre che le altre persone che ci sono care) e per questo non riusciamo a fermare il nostro tempo e ritornare in risonanza con il tutto. Ci sentiamo sempre più sballottati tra passato e futuro senza vivere e comprendere il nostro presente.

Credo che le malattie del XXI secolo siano causate sostanzialmente dall'incapacità dell'uomo di trasformare, nel tempo presente, le sue emozioni negativi ed i suoi bisogni di sopravvivenza. Quindi "fermare il tempo" significa "ascoltarci”; ascoltarci significa guarire.

La fiaba si distingue dalla favola, in cui la componente fantastica è generalmente assente, dalla struttura della narrazione che ha un intento allegorico e morale più esplicito.Molti pensano che le fiabe sono tradizionalmente pensate per intrattenere i bambini, ma non è del tutto corretto: esse venivano narrate anche mentre si svolgevano lavori comuni, per esempio filatura, lavori fatti di gesti sapienti, ma in qualche modo automatici, che non impegnavano particolarmente la mente.

Quindi non è vero che "sforzarsi" a trasformare un evento negativo della propria vita attraverso la fiaba e con il lieto fine significa "andare sul mentale" e quindi uscire dalla logica del council che richiede di agire sul sentito del corpo e sull'emozione. Credo che sia vero il contrario.

Erano per lo più lavori femminili, ed è anche per questo che la maggior parte dei narratori è femminile (le donne hanno maggiori capacità e sensibilità) ; oltre al fatto che alle donne era attribuito il compito di cura- e intrattenimento- dei bambini esse raccontavano le fiabe prendendo spunto proprio dai fatti della vita della vita quotidiana.

Le fiabe tutto sommato erano un piacevole intrattenimento per chiunque, e "davanti il fuoco" erano gradite ad adulti e bambini di entrambi i sessi.

Nel cerchio nella sostanza ho ripreso questa tradizione antica di come forse anche in passato nascevano le fiabe.

“Le fiabe sono state tramandate a voce di generazione in generazione per lunghi secoli e chi narrava le fiabe spesso le modificava o mescolava gli episodi di una fiaba con quelli di un'altra, o episodi della propria vita, dando a volte origine ad un'altra fiaba.”

Tutte le fiabe del mondo hanno caratteristiche analoghe e PROPP definì 31 funzioni narrative per la costruzione di una fiaba. In verità io ne do solo alcune fondamentali - per non complicarci la vita - :

1. trasformate un episodio negativo della vostra vita che state vivendo adesso in questo momento presente in fiaba (qui spiego la differenza tra favola e fiaba);

2. utilizzate la vostra figura come protagonista e come eroe della fiaba;

3. create il vostro momento magico di trasformazione ed il personaggio che arriva in vostro aiuto;

4. passaggio della situazione dal negativo al positivo;

5. lieto fine.Consiglio anche di mantenere indeterminato il tempo nel senso che passato presente e futuro si confondono e si uniscono nel tempo presente (stesso in cui si racconta la fiaba) gli stessi personaggi (voi stessi) , epoca e luoghi devono corrispondere all’episodio reale ma possono anche essere diversi, nel senso che sono quasi sempre indefiniti (e remoti), mai descritti con precisione, e quasi mai nominati. Tutte le fiabe devono iniziare in ogni caso con il "C'era una volta..." e/o "In un paese lontano..." senza dire ne dove ne quando e finire con "...è tutti vissero felici e contenti.".

I fatti devono essere rappresentati impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realtà quotidiana (molti fatti narrati possono accadere solo per magia e molti personaggi esistono solo nella fantasia popolare o mitica, e non di rado sono personificazioni di concetti astratti: il bisogno, il male, il dolore, la speranza, la soluzione, il premio, il lieto fine, ecc.);E' severamente vietato dare giudizi e inserire aspetti moralistici.

I personaggi sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi e non esistono vie di mezzo, la ragione sta sempre da una sola parte;Inserire con la fantasia frasi o formule magiche; apoteosi finale: come ho detto c'è sempre un lieto fine (i buoni, i coraggiosi e i saggi -- o stupidi -- vengono premiati;le ragazze povere diventano principesse; i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono; la virtù premiata, la bontà vince, sempre.Lo scopo è evidente utilizzare la parola, ed in aprticolare lo schema della fiaba come atto terapeutico: la storia che cura.

Lo stesso significato del nome Manitonquant (autore del libro "Ritorno lla Creazione") è Medicine Story. La storia che cura. "La fiaba della nostra vita" che cura (guarisce), questo è un libro che non ho ancora scritto e che non posso scrivere perchè è custodito nella "Biblioteca dell'Anima". Sull’argomento invece delle "la fiaba che guarisce" sono stati scritti molti libri.

Se si va su internet è possibile trovarne alcuni veramente interessanti.Essi però, a mio modesto avviso, affrontano la questione solo da un punto di vista psicologico invece io credo per l’esperienza che ho verificato personalmente nei cerchi che ho realizzato della "Fiaba della nostra Vita", con diverse persone, si produce un “campo” piscomagico ( psicobiologico, psicotranspersonale) che Sheldrake chiama “campi morfogenetici” o Hellinger "costellazioni familiari" e "ordini dell'amore".

Nella sostanza in questi cerchi interaggiscono sempre più "sistemi di comunicazione" (ascolto). Interaggiscono contemporaneamente e quindi non c'è solo una parte cognitiva ma fondamentalmente traspersonale e biosistemica (emozionale) e quindi morfogenetica per me magica.Cosi sia la persona che racconta la propria fiaba come le stesse persone che ascoltano - con le “intenzioni” del cerchio - ne hanno benefici.Ne sono certo per averlo vissuto direttamente che la nostra stessa percezione subisce un cambiamento che va al di la di noi stessi e si congiunge a quella parte che si chiama coscienza globale, quella coscienza che non ci appartiene e dove tutti possono attingere attraverso canali eterei.

Coscienza a cui tutti siamo collegati, tanto che persone assenti al contesto e richiamate anche indirettamente dal racconto possono rivolgersi a noi che partecipiamo al cerchio, attraverso il vissuto della persona che racconta la fiaba della propria vita ed a specchio ci interroga.

Ci chiedono conto e ragione di quello che facciamo e di come è possibile invece cambiare in positivo la nostra situazione presente.E, li comprendi che siamo tutti collegati in rete in maniera cosi magica che quando ti alzi dalle due ore del cerchio hai la perfetta cognizione di cosa può significare parlare attraverso l’etere e come sia possibile guarire con la tua fiaba ma anche con quella che hanno raccontato le altre persone.

Quindi non solo quelle che ci siamo raccontati noi ma fondamentalmente quelle che ci hanno raccontato gli altri.Per questo motivo ho proposto ad un mio amico Medico Oncologo dell'ospedale dove lavoro di realizzare un Cerchio del Clown Schemano che abbia come punti cardini tre aspetti: Il cerchio, La Fiaba, Il sorriso (gioia).

Molte volte mi sono trovato di fronte a persone che in due ore di cerchio hanno focalizzato la possibilità del loro cambiamento e come anche collegato a ciò si sono affievoliti i dolori fisici che avevano all'inzio. Se non scomparsi del tutto.

Questa a mia opinione è la conferma ulteriore di come l’approccio alla presa in cura delle persone deve contenere la comprensione di più sistemi in relazione tra di loro e non uno solo o ancora peggio separati tra essi.

Oggi la iper specializzazione in medicina ha fatto il paziente a pezzi. Lo stesso medico iper-specializzato resta incapace di accogliere la persona nel suo insieme.

Credo che il clown dottore debba sviluppare meglio questi aspetti all’interno del proprio intervento.

Ora , ...in verità è prima di adesso che state leggendo questa cosa che ho scritto, che per voi è passato, ma è già per tutti futuro... per tutelare meglio il "DIRITTO alla FIABA della NOSTRA VITA" ho convocato per domenica 26 LUGLIO a Flumeri (AV) l'Avvocatissimo Gianni Puca, nostro dilettante fiabista, per elaborare un progetto di tutela e presa in cura con "La fiaba della nostra Vita".

Nanos

lunedì 13 luglio 2009

W DANIELA

Domani 14 LUGLIO compratevi il quotidiano "Terra": c'è l'articolo di Daniela Da Milano, la nostra carissima amica giornalista di Velletri, sulle città di transizione, finalmente!

Siamo tutti contenti, è il suo primo articolo per questo giornale ed è la prima volta che questa notizia esce su un quotidiano nazionale.

Daniela raggiante ci dice: "Così, una piccola soddisfazione in una serie di giorni neri (quando ci vediamo vi racconto)...

A presto
Daniela


W DANIELA
http://www.youtube.com/watch?v=6_Hzw-0m8aU&feature=related

sabato 11 luglio 2009

Spaghetti con le Vongole Fujute

La nostra vita
è come un guscio
di vongola.
Cerchi che si espandono
all'infinito nel mare,
ma che tornano
sempre allo stesso
punto d'origine,
anche se rischiano
di insabbiarsi.
Forse per questo,
mi piacciono
gli spaghetti
con le vongole fujute!
Posso sempre
tornare alle mie origine,
e custordire
i miei sogni
nei loro gusci,
quando finisco
di mangiarli.

Nanos

venerdì 10 luglio 2009

IL PIACERE E IL DISINCANTO

Il disincanto: è come ti senti tu quando dai per scontata una cosa. Quella cosa non ha più misteri per te, ha i contorni netti, precisi. Come dire…non ti incanta più, non ti lascia un tantino perplesso, non ti lascia a pensare…non ti fa sentire le farfalline nella pancia….non sei più incantato.

Il disincanto: è come mi sento io quando so che una persona mi dirà quelle parole, farà quei gesti, si aspetta da me quelle cose. E’ il circoscrivere la paura….anticipare il dolore, impacchettare l’immaginazione…dare confini alla possibilità, centellinare le lacrime, incanalare la gioia, definire l’aria, inscatolare l’impollinazione…

Il disincanto: è come ci stiamo rovinando nei rapporti, è come stiamo incenerendo il CDR emozionale accumulato, è il modo principale per trattare i rifiuti tossici emotivi e relazionali, è il parallelo di quello che stiamo combinando alla Terra, che non ci incanta più, non ci tocca il suo canto. Non sentiamo il suo battito.

Il disincanto: è sentire che i morti sono morti, che stanno nella terra e non anche intorno a noi e dentro a noi…è non credere più di potersi voler bene senza tornaconto, mi voglio bene, ti voglio bene , perché è bello così, e possiamo pure litigare e possiamo pure allontanarci, tu mi incanti anche se stiamo su posizioni così diverse….

Per vivere la vita con piacere dobbiamo lasciar perdere il disincanto.

Impariamo dai morti: si dice che loro non muoiono, restano incantati.



Il coraggio (a mio padre)


Il coraggio è la paura vestita da sposa.
E’ un bambino che tra le bombe riposa.
Il coraggio è sentire un sussurro dall’altra parte del globo
E trovare in questo la forza del dopo.
Il coraggio è quando ti ho preso tra le braccia, morto,
eri ancora mio padre…caldo...indifeso… assorto.
Il coraggio è stato raccogliere il tuo ultimo respiro nella mia mano
Cercavo i tuoi occhi …. Amore mio, mio padre….
Torna gabbiano….
Il coraggio fu quell’ultima luce serale….
Quando ti chiedevo
Papà come stai?
E tu ancora mi rispondevi
Non c’è male.
Il coraggio è questo dono che mi hai fatto
Tu ci sei stato, fino all’ultimo atto.

di Carmela Longo


giovedì 9 luglio 2009

Angelo mio



Buongiorno, angelo mio,
fammi sentire la tua musica.

Vieni in soccorso di questo clown
afflitto da tutti i mali della terra.




Cantagli un canto di gioia.
Infondi in lui l’armonia,
risveglialo nella luce infinita,
e fa che possa udire la voce dei padri.


Intona,
un canto soave;

che animi la sua mente
e il suo corpo.


Condividi con lui,
anche se solo per un attimo,
la fatica di essere clown,

affinché tutti possano udire,
nell’incanto del giorno,
questa melodia d’amore,
e cantare,
con lui,
nel sempre.

Nanos
...dedicata a tutti i padri degli Angeli dal Naso Rosso

lunedì 6 luglio 2009

RADIOATTIVITA'

Oggi mi ha telefonato una mia carissima amica.

Gli esami del sangue le hanno confermato tracce significative di radioattività nel sangue. Fino a poco tempo fà abitava nella zona di Marigliano in Campania.


Mi ha detto sai Enzo domani è martedì 7 luglio, c'è la luna piena ....è la LUNA BUONA ... perchè non vieni a fare un cerchio di council a casa mia?

Si è trasferita da poco in campagna, in un altro paese della Campania, lontano da dove era nata e viveva.

Oggi ho mandato a quel paese un sacco di gente. Tenevo la LUNA STORTA.


Domani spero di avere la luna buona. E, spero anche che non piove un'altra volta, come sta facendo ultimamente tutti i pomeriggi. E' un Luglio di acquazzoni che hanno allagato la casa di un amico. L'acqua mi ha detto è entrata dal camino. Mai successo prima. Credo che la terra risponde sempre hai nostri bisogni. C'è esigenza di lavare tutte le ferite di questa nostra terra.

Ecco, domani spero di avere anch'io la LUNA BUONA. E' piena! E' beneaugurale.

Devo fare un council alla mia amica Raffaella. Il council della LUNA BUONA.

Ecco perchè ogni tanto mi dedico un attimo anch'io ad essere meno saggio e un pò più stronzo almeno con gli amici sperando che almeno loro alla fine mi possano comprendere che non sempre possiamo vedere la luna nel pozzo.

Buona luna a tutti, Nanos


P.S. Per dovere di cronaca integro qui alcuni link per comprendere meglio il contesto temporale sul caso. Già da alcuni anni diverse associazioni ed in particolare gli studi e ricerche sull'aumento dei tumori in Campania fatte "dall'Assise di Palazzo Marigliano" hanno posto in evidenza la drammaticità della situazione:

http://www.napoliassise.it/
http://annavillani.blog.kataweb.it/anna_villani_giornalista/2006/07/page/2/
http://www.rifiutizerocampania.org/articololibero/marigliano-contaminazione-da-uranio
http://nunzia1978.splinder.com/tag/palazzo+marigliano
http://cronacaeattualita.blogosfere.it/2008/01/emergenza-rifiuti-le-ecoballe-di-napoli-sono-tossiche-e-radioattive.html
http://www.marigliano.net/img/3273.php

Come annunciato sono andato a trovare la mia amica sta meglio. I tassi sono diminuiti sensibilmente rispetto a prima. Sta praticando una serie di cure alternative a partire da una diversa alimentazione e anche molti cerchi con gli amici alla "luna buona". Mi confermava gli aumenti di cancri e tumori nelle zone interessate...e forse molti (ancora) non sanno neppure perchè. Sarebbe interessate (se non si è provveduto già) che si organizasse un "cerchio osservatorio permanente": di cittadini, associazioni, assessorato alla salute della Regione Campania, ARPAC, protezione civile, per promuovere adeguati indirizzi preventivi e di presa in cura delle persone.

http://www.youtube.com/watch?v=jC7qRPXmrw4&feature=related

Chi siamo

Siamo persone "normali" che non si rassegnano a vivere senza sorridere, senza essere felici, senza libertà e giustizia sociale.Il nostro mondo, la nostra amata terra soffre di ferite profonde inferte da civiltà in declino che non riescono a offrire prospettive di vita serena a miliardi di esseri umani. Dovremmo sentirci tutti/e chiamati in causa e noi vogliamo provare a non sottrarci. Stiamo cercando un mondo diverso, anzitutto cercandolo in noi stessi. Possiamo impegnarci in comune per superare la disgregazione umana, per affermare una pratica dell'incontro, dello scambio, della ricerca e della socialità, dello stare insieme diversamente, non in maniera coatta ma consapevole. Ci piace definirci sognatori pratici perché l'utopia del benessere per tutti, della pace universale, dell'amore fra umani e per la madre terra siano realizzabili qui ed ora, per chi lo scelga. Siamo una comunità in costruzione di donne e uomini liberi e dunque libertaria perché vogliamo liberarci da costrizioni e autoritarismi, che vengono dalle ideologie e dai censori di ogni provenienza.Lo strumento di incontro della nostra comunità è il cerchio, spazio sacro di comunicazione intima nella forma del council, luogo di espressione libera e paritetica di ciascun partecipante.

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